La chiesa costruita nel 1340, dal re Pietro II d'Aragona, è senza dubbio il monumento più Importante della città. Lo stesso re la elevò a “ Regia Cappella Palatina ”, dotandola di: feudi, decime dei cittadini, Cappellano Regio, dodici canonici insigniti di almuzio nero e dodici mansionari.
La Regia Cappella Palatina di Calascibetta (cioè: Cappella del Palazzo Reale) è stata per sei secoli, la seconda Cappella Palatina del Regno di Sicilia, ininterrottamente ed unitamente a quella di Palermo fino all'11 febbraio 1929. Essa sorge sopra i ruderi del castello Marco, un antico fortilizio arabo, visibile nel pavimento della chiesa. Il castello al suo interno comprende una piccola chiesa paleocristina scavata nella roccia e sottostante la navata centrale. Tale presenza porta indietro nei secoli la datazione del sito rupestre, certamente a qualche secolo prima dell'anno 851 data dell'inizio della dominazione araba. E' probabile l'utilizzo della chiesa paleocristiana nel periodo pre bizantino, infatti, nelle immediate vicinanze vi sono i ruderi di una chiesa rupestre bizantina, il che porterebbe la datazione all'anno 550.
[...] “ I Vescovi di Catania vollero incorporata un tempo Calascibetta nella loro diocesi, ma sempre e sinora si stabili appartenersi al Regio Cappellano Maggiore ” (del Regno di Sicilia) [...].
Si sviluppa a pianta basilicale, con caratteristiche architettoniche particolari e numerosi bassorilievi d'arte catalano-aragonese tipica delle grandi cattedrali di Sicilia. L'allegoria trionfa in tutte le basi del colonnato, la cui forma richiama vagamente un tronco di piramide e crea una magnifica armonia con la colonna sovrastante. Gli spigoli riportano scolpiti in bassorilievo volti ora umani ora animali, a volte anche grotteschi. Su tutti i bassorilievi s'impongono la figura di Pietro II d'Aragona riportata sulla quarta di base di sinistra e quello di un “tricipitium” piccolo bassorilievo enigmatico, del tutto originale, riportato sulla quarta di base destra.
Questi bassorilievi sono considerati capolavori di scultura locale, inoltre su due basi di colonne è scolpito Il classico panierino augurale sullo stile dell'arte catalano-aragonese.
Gli archi della chiesa di stile gotico sostenuti dalle colonne, entrambi rimaneggiati nei secoli scorsi, lasciano intravedere appena in qualche punto la loro architettura originale. I vistosi restauri del '700 ne hanno quasi cancellato le tracce, mentre l'intera struttura appare slanciata verso l'alto. Nello stesso tempo l'interno della chiesa si presenta semplice e grandioso e come Regia Cappella Palatina è annoverabile per alcuni aspetti alle cattedrali, nei dispacci reali spagnoli del 31/7/1621 e successivi veniva denominata: Catedral de Calascibetta. Nella navata sinistra, si trova ubicata la cappella del fonte battesimale, in alto nella vecchia parete esterna rimane superstite, un'antica finestra dell'originaria facciata sostituita Intorno al 1750, perché gravemente danneggiata dal terremoto del 1693.
Nei secoli XVII, XVIII e XIX si riscontra in Calascibetta una vivace attività artistica, furono presenti in città pittori la cui personalità di spicco nel panorama artistico della Sicilia dell'epoca era notevole, tra questi: Giuseppe Alvino (1608), Filippo Paladini (1610), Gianforte La Manna (1617), Lorenzo Bellomo (1706), Giacomo Rindone (1744), Ludovico Suirech (1771), Francesco Sozzi (1783), Domenico e M. Provenzano (1890) e (1904) .
Adornano la chiesa, pitture e sculture di marmo tra cui un ciborio ed un fonte battesimale in marmo di scuola gaginiana.
Fra le leggi speciali che governarono la città di Calascibetta, ricordiamo la così detta “Legazia Apostolica” o “Monarchia Sicula”. Questo diritto regio, in Sicilia, valido solo nelle città demaniali fu ritenuto a ragione, “La gemma più preziosa dei re di Sicilia”, grazie al quale i sovrani dell’isola dall’XI sec. al 1929 diedero vita al loro sistema di Governo Ecclesiastico, che prese il nome di “Monarchia Sicula”.
Nell'anno 1894 la chiesa fu ampliata con la creazione delle tre aree absidali su progetto dell'ing. Mariano D'Angelo, il quale realizzò nella navata centrale una cupola, visibile solo dall'interno della chiesa, mentre dall'esterno non si nota perchè rivestita da un tiburio in pietra di arenaria compatta.
L'ultimo restauro risale al 1987, quando oltre al consolidamento dell'intera struttura è seguito il ripristino del decoro interno, tra l'altro scrostando l'intonaco settecentesco dalle colonne in pietra, ripristinando gli archi gotici, il tetto in legno, il pavimento e successivamente gli affreschi della cappella di San Pietro ed il restauro delle tele. Il nuovo portone in bronzo fuso nelle fonderie Cavallari di Roma nell'anno 1988 è opera dello scultore romano Ennio Tesei, è decorato a bossorilevo con un richiamo all'intera storia della Regia Cappella Palatina, ed ai simboli cristiani delle colombe e dei pesci. I titolari della chiesa: San Pietro e Santa Maria Maggiore completano il portone bronzeo ed il decoro della chiesa.
I tesori inestimabili della Regia Cappella Palatina sono esposti presso il Museo Diocesano di Caltanissetta, ed occupano un'area espositiva notevole.